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“Le antichità del Castellaro di Uscio”

Raccolta di testi redatti dai ragazzi delle scuole elementari di Uscio

Giornalino della classe 3° elementare, Anno scolastico 96/97


Il Castellaro di Uscio

Le più antiche testimonianze di popolazioni a Uscio risalgono al Neolitico. Questi luoghi in cui vivevano gli uomini primitivi prendono il nome di Castellari, sino ad oggi ne sono stati individuati in Liguria solo una ventina e uno di questi proprio a Uscio.

Periodo del neolitico

Sulla cima del monte Borgo sono state trovate pietre scheggiate e ceramiche, probabilmente gli antichi abitanti di questa zona erano cacciatori. Di questo periodo non si sa molto di più.

Età del rame

Di questo periodo abbiamo più notizie infatti si sono trovati resti che testimoniano attività di lavorazione di vari materiali, di preparazione del cibo, di disboscamento.

Per quanto riguarda l’uso del territorio ci sono due ipotesi:

1) che gli uomini seminassero cereali e legumi in autunno, che abbandonassero il territorio in inverno e che ritornassero in primavera per la raccolta.

2) che gli uomini seminassero in primavera e si fermassero fino all’autunno per la raccolta.

La pietra più utilizzata più frequentemente era la radiolarite rossa e gli uomini probabilmente portavano gli utensili già scheggiati sul posto, Probabilmente il monte Borgo era molto importante, durante l’età del rame, per lo spostamento dei pascoli, ma non si sono trovati sul posto resti ossei perché forse sono stati corrosi dall’acidità del terreno.

Età del bronzo

Sono stati trovati dei terrazzamenti trattenuti da muretti a secco, due di questi terrazzi servivano per la costruzione di abitazioni, il terzo serviva per la coltivazione.

In questa zona sono stati trovati recipienti, resti di macine, parti di telaio che probabilmente servivano per lavorare la lana, collane di vetro e di ambra.

Ambra

Nella cartina si vede la cittadina di Recco, il Golfo Paradiso, Rapallo e il Golfo Tigullio.

Da nord parte il torrente di Recco che va verso sud-ovest, da nord-ovest il fiume della Fontanabuona: il Lavagna che va da ovest verso est.

Da Rapallo parte tra nord e ovest il suo torrente, tra Recco e Rapallo c’è il promontorio di Portofino.

Il fiume Lavagna riceve degli affluenti.

Tutto ciò si affaccia sul Mar Ligure.

Caterina C. ed Elena

Il Castellaro di Uscio

Sui monti che circondano il paese sono state trovate delle tracce di insediamenti preistorici, sul monte Castellaro. Anche se gli abitanti nulla hanno a che fare con i primi cacciatori-raccoglitori. Un archeologo ha formulato una teoria per cui le zone col toponimo “castellaro” avrebbero dovuto conservare reperti di interesse archeologico. L’insediamento del Castellaro (il cui toponimo deriva dal latino Castellum che sta ad indicare il castello medioevale) ha subito il primo scavo nel 1974. Ma lo scavo principale è iniziato anni dopo, precisamente nel 1981, ed è stato chiuso dopo quattro anni. I frammenti di vasi in ceramica testimoniano i commerci di vino e olio con le popolazioni Etrusche. Fin verso il seimila avanti Cristo, la Liguria era popolata dai gruppi di cacciatori-raccoglitori definiti e “datati” meolitici e cioè uomini vissuti dopo la fine della glaciazione (dopo l’ottomila avanti Cristo) prima di questa data, ovviamente, erano già presenti gruppi di raccoglitori-cacciatori, ma sono da considerare ancora paleolitici. Si sa per certo che verso il seimila avanti Cristo cominciano a comparire sulle coste della Liguria i primi elementi dell’economia neolitica che si differenziano dai precedenti insediamenti per l’allevamento di animali domestici come capre, pecore e suini (i primi ad essere addomesticati) e per la coltivazione di cereali (grano e orzo). Intento dalle coste, alcuni gruppi cominciano a spostarsi verso l’interno con un fenomeno di migrazione la cui spiegazione sta nel fatto che, mente la densità di popolazione dei cacciatori-raccoglitori è molto bassa essendo legata alle risorse disponibili, l’economia neolitica consente un forte incremento della popolazione. Verso il 3.300/3.200 avanti Cristo inizia l’estrazione del rame e lo scavo di gallerie. Contemporaneamente inizia l’attività di pastorizia sulle montagne più alte e viene quindi costruito un piccolo abitato stabile di cui durante gli scavi, sono stati identificati i resti. Inoltre continua la coltivazione di grano e orzo. Proprio a causa della crescita della popolazione , dei lavori di disboscamento e coltivazione e dell’allevamento di animali si rovina la superficie del suolo che comincia ad avere delle erosioni. Il terreno slitta ed il sito è abbandonato (verso il 1800 avanti Cristo). Gli abitanti di questo insediamento del castellaro sono statti coì una prima volta costretti ad andarsene. Il sito è abbandonato per alcuni secoli ma verso la fine dell’età del bronzo (intorno al mille avanti Cristo) vi è una nuova occupazione. Il nuovo insediamento è molto consistente e compaiono strumenti di pietra come asce per tagliare, pestelli per schiacciare i semi e macine. Si sono quindi individuati una serie di tre terrazzi e i dati sono stati interpretati così: un’area era adibita alle attività comuni, un’area era privata e si svolgevano le attività familiari (come dormire) ed infine una zona di tipo agricola era utilizzata per la coltivazione. Sette o otto aree private (cioè capanne) per una popolazione complessiva nell’ordine delle trenta persone. Intanto il castellaro prosegue nelle sue alterne vicende di abbandoni e ritorni, con un nuovo abbandono verso l’ottocento avanti Cristo. Infatti il periodo intorno al 700/750 avanti Cristo è quello in cui gli Etruschi si interesseranno dell’altro terreno ed in qualche modo influenzano la diversa organizzazione del territorio modificando la situazione economico montana. La modificazione implica l’abbandono del territorio per uno spostamento verso la costa avendo gli Etruschi bisogno di rematori e marinai. Nel 450/500 avanti Cristo, un nuovo, terzo ed ultimo insediamento che non ha fatto altro che ripristinare i terrazzi costruiti precedentemente. A conferma finale del fatto che il castellaro fosse un punto strategico per la vita economica, mentre l’abitato più consistente era a valle, è l’assenza di qualsiasi necropoli.

Elena

Il Castellaro

Sono stati effettuati degli scavi sul monte Borgo in una località chiamata Castellaro. Il castellaro è un posto dove si accampavano gli uomini primitivi. Gli archeologi hanno scavato in questo posto perché capiscono dal nome Castellaro che potrebbero trovare dei reperti. In esso è stato trovato un teschio (l’unico) perché il terreno è acido, allora l’osso si decompone. Infatti più in basso si scava più le cose sono antiche.

Il lavoro dell’archeologo

Il lavoro dell’archeologo è molto faticoso perché si lavora sotto il sole e bisogna stare in una posizione scomoda. L’archeologo scava sotto terra per trovare dei reperti cioè oggetti antichi che si trovano sotto il terreno perchè col passare del tempo le piogge hanno portato dei detriti sopra gli oggetti seppellendoli.

Laura

Il Castellaro

Nei pressi dell’abitato di Uscio, il posto occupa la sommità di un monte (metri 732 sul livello del mare) in località Castellaro, lungo la catena che divide Val Fontanabuona dal mare. La prima campagna degli scavi, diretta nel 1974 da Nebiacolombo, un archeologo, ha restituito frammenti di ciotole, scodelle, anfore etrusche e vasi a vernice nera. Sono presenti anche oggetti in metallo, sia di bronzo (un frammento di lama, un ago, un’armilla che è un bracciale in metallo) sia di ferro (una punto) macine di arenaria (di verde e bianco), ciottoli di afiolite varietà di serpentino variegata e perline di pasta vitrea. I reperti ceramici permettono di inquadrare cronologicamente il sito dall’età del bronzo finale (1200 anni e 1100 anni avanti Cristo) alla seconda età del ferro. Recenti scavi della Sopraintendenza archeologica della Liguria (in corso di Pubblicazione) hanno rilevato una abitazione dell’età del ferro e testimonianze di frequentazione dell’insediamento anche in età precedente al castellaro. I materiali sono conservati nei depositi della sopraintendenza archeologica. Il sito è visitabile.

Sveva e Laura

Agricoltura secca, agricoltura irrigua.

Nel Castellaro gli agricoltori praticavano una agricoltura secca, cioè per la irrigazione si affidava alla pioggia. In medioriente l’agricoltura, invece, era irrigua. Per l’irrigazione scavavano dei canali con delle pietre, l’acqua scorrendo lungo i campi rendeva più facile bagnare. A volte la agricoltura secca non poteva dare buon cibo perché se non pioveva le piante morivano.

Ambra

Il bosco primitivo

Il bosco ha sempre esercitato un fascino particolare sulla fantasia dei popoli primitivi. In quasi tutte le regioni, infatti, si trovano miti e leggende relativi ai boschi, i quali sono spesso considerati sacri e identificati come divinità silvestri (ninfe, fauno, ecc.): in altre vi si celebravano riti complicati e misteriosi dei quali rimane il ricordo nelle saghe dei popoli nordici e anche in alcune nostre belle favole.

I RESTI DEL CASTELLARO DI USCIO SONO IN PARTE CONSERVATI NEL MUSEO ARCHEOLOGICO DI CICAGNA



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