Indagine sul Comune di Uscio

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Transetto n. 1 Località Villa - monte Cornua - Terrile
Abbiamo deciso di far partire il primo transetto sul versante esposto a nord del comune di Uscio; questa porzione di territorio appartiene al bacino del torrente Lavagna e ha rivestito un importante ruolo nell'economia locale legata fino agli anni '60 allo sfruttamento del castagno. 1. I boschi un tempo erano molto curati ( venivano addirittura scopati); oggi lo stato di abbandono è evidente: sono difficili da incontrare alberi di grandi dimensioni, con fronda ben sviluppata, e ben distanti da altri individui; in questo modo venivano coltivati castagni da frutto. I cedui avevano tronchi di piccole dimensioni, si sviluppavano maggiormente in altezza, e il bosco risultava più fitto. Oggi intorno ad un individuo di maggior età e dimensioni troviamo un eccessivo numero di polloni che non sono stati tagliati e sul terreno molti rami secchi che non vengono più raccolti.

1. Località Villa:castagneto in stato di abbandono

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2. Ad interrompere la monotonia del bosco di castagno troviamo un piccolo appezzamento a prato non ancora sfalciato. Il ricovero per gli attrezzi, costituito da una struttura di legno e paglia è in buono stato.

2. Località Casetta prati a sfalcio

3. A partire dagli anni '60 molti castagni da frutto sono poi stati convertiti a ceduo; quest'attività si è poi conclusa all'inizio degli anni '70. Spesso si trovano assi e tavole di castagno semilavorate abbandonate nel bosco.

3. Località Cian d'Oeo: muretti di confine

4.Proseguiamo nel bosco dove troviamo ancora dei segni della passata frequentazione dell'uomo: muretti di pietra che probabilmente fungevano da confine, piccoli torrenti coperti da pietre e terra che permettevano di risparmiare terreno utile allo sfalcio nonché vecchi seccatoi.

 4. Località Casetta: assi di castagno abbandonate

5. La casetta rappresentata nella foto si trova in buono stato e ha una struttura piuttosto importante costituita da due blocchi di diverse dimensioni: nel principale abbiamo la stalla a pian terreno e le stanze al primo piano, nel secondo blocco il seccatoio per le castagne. Lungo il percorso ne abbiamo incontrate altre ma spesso con il tetto sfondato e costituito da un unico edificio. Intorno alla casa abbiamo una porzione piuttosto estesa di bosco terrazzato. A lato dell' edificio si trova un piccolo torrente attraversato da un ponte in cemento. L'antico ponte in pietra è stato travolto all'inizio degli anni '90 da una piena straordinaria che oltre a raccogliere le acque di un modesto bacino, ha dovuto sopportare un carico speciale di inerti provenienti dalla discarica situata a monte. L'alveo del torrente, che ha scavato nella roccia una piccola forra, è attualmente invaso anche da materiale di natura diversa da quello consentito per legge nella discarica.

5. Casa e seccatoio

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6. Attraversiamo un tratto di bosco non ben conservato, dove spesso il sentiero è invaso da rovi e gli alberi sono soffocati dalla presenza di vitalbe infestanti. In seguito giungiamo nei pressi della discarica che possiamo osservare dalla sponda sinistra di uno dei due torrenti che la delimitano. La discarica è situata lungo la SP.19 poco oltre la frazione di Calcinara. Secondo il PTC. ( Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Genova) le verifiche di regolarità sono in corso. Sappiamo però che all'inizio degli anni '90 è franata e le opere di contenimento appaiono, anche allo sguardo di un " non addetto ai lavori", inconsistenti rispetto alle dimensioni dell'impianto. Inoltre, gli alberi posti ai lati hanno un portamento troppo inclinato perché si possa dire che poggino su un substrato stabile.

6.a. Discarica vista da Cian d'Oeo

6.b. Opere di contenimento della discarica

7. Nel tratto compreso tra la SP 19 e la SP 67 del monte Fasce incontriamo l'ultima porzione di bosco che anche in questo caso si trova in cattivo stato ma con una maggiore presenza di essenze diverse dal castagno; si tratta di frassini, carpini, alcuni roveri intercalati da elementi tipici della macchia che meglio si adattano ai versanti più acclivi.

7. Boschi di carpino e frassino

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8. Terminato il bosco iniziano i prati e la salita verso il monte Cornua (691 m.). Procediamo poi per un tratto lungo lo spartiacque che separa la valle del torrente Sori dalla Val Fontanabuona per poi scendere verso l'abitato di Terrile. I prati che incontriamo non sono formazioni originali ma frutti del disboscamento. I segni del loro utilizzo da parte dell'uomo sono evidenti: frequenti sono i muri in pietra che separano le proprietà e difendevano parte del terreno dal pascolo del bestiame, i maxee, cumuli di spietramento di forma cubica, cilindrica o semicilindrica, le canneve, costruzioni unicellulari in pietra a secco che servivano come rifugio temporaneo per il bestiame e per i pastori e gli impluvi coperti per risparmiare terreno. Oggi lo sfalcio non è più praticato ma è presente il pascolo abusivo a cui spesso si associa la pratica del fuoco che, secondo l'opinione di alcuni, servirebbe a rendere più ricchi i pascoli. In realtà tale pratica favorisce la crescita di specie infestanti come felci aquiline, asfodeli e rovi, che non solo non sono appetibili per il bestiame, ma comprimono notevolmente lo spazio a disposizione delle specie autoctone. Dove non è arrivato il fuoco arrivano i primi arbusti ricostruttori che preparano il terreno per il ritorno del bosco.

8.b. Monte Cornua Muretti di separazione delle proprietà

9. Dallo spartiacque scendendo verso Terrile la medesima situazione si ripete al contrario: prima i pascoli, e giunti all'isoipsa dei 500 metri, il bosco. L'unica differenza sta nella maggiore acclività dei versanti. L'abitato di Terrile nasce presso l'incrocio delle strade che collegavano rispettivamente Uscio e Calcinara alla bassa valle del torrente Recco. Il paese sorse intorno alla chiesa costruita probabilmente in seguito alla peste del 1580. Terrile, la cui vocazione fu preminentemente agricola, risulta oggi troppo isolato (è raggiungibile esclusivamente da Uscio con una strada di piccole dimensioni) e per questo è stato abbandonato dalla popolazione più giovane. Nei pressi del centro abitato gli orti risultano molto ben curati e vi sono presenti estese coltivazioni di salvia e rosmarino che fino agli anni '70, insieme al prezzemolo, venivano esportate al di fuori dei confini regionali. Terrile era anche abbastanza importante per la produzione di frutta (ciliegie, albicocche, pesche, ecc.).

9. Terrile : orto ben curato con presenza di rosmarino e patate

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10. Attraversato il centro abitato, ci dirigiamo verso la confluenza tra il Rio Terrile e Rio di Me. Parte del percorso si sviluppa lungo uno sterrato che costituiva la traccia di una strada carrozzabile che avrebbe dovuto collegare dall'inizio degli anni '90 Terrile ad Avegno, salvando la frazione dal suo isolamento. Lo sterrato si trasforma presto in un sentiero poco praticato e invaso dai rovi.

10. sentiero impraticabile.

11. Lungo quest' ultimo tratto troviamo ciò che rimane di aree terrazzate a ulivi un tempo sicuramente più produttivi. Oggi gli alberi sono soffocato dall'edera e dalle vitalbe.